mercoledì 12 dicembre 2012

Una piccola riflessione...

Si sente tanto dire in giro che nella corsa viene prima la testa e poi tutto il resto e questo è tanto più vero quanto più si allungano le distanze. Io direi che mi sto sempre più rendendo conto che la corsa può essere una vera e propria "palestra di vita".
Ci sono mille vantaggi ben noti: la corsa fa dimagrire, abbassa la pressione arteriosa, migliora la circolazione ed abbassa il battito cardiaco a riposo, migliora il tono dell'umore... non è certo di questo però che voglio parlare. La corsa è prima di tutto uno sport individuale. Tanto più come la pratichiamo noi amatori, che non abbiamo alle spalle un'equipe di massaggiatori, tecnici, medici, che ci segua di continuo e ci dica in ogni momento come allenarsi e cosa mangiare. Del resto personalmente non mi considero neanche un "tapascione", runner della domenica che si fa i suoi km tranquillo, senza mai andare in affanno né preoccuparsi di come migliorare i suoi tempi. La corsa per come la intendo io è un qualcosa di più, una dimensione tutta tua in cui riscoprirti sia fisicamente che nella testa.
Fisicamente, perché le settimane, mesi, anni di allenamenti costanti ti insegnano a capire come funziona il tuo motore, le tue gambe, leggi mille tabelle ed articoli e solo l'esperienza ti fa capire cosa davvero ti fa migliorare, cosa ti fa andare forte nel diecimila della domenica e cosa invece ti fa incontrare il muro al 16°km della mezza.
Nella testa, perché puoi allenarti in compagnia, puoi avere chi ti incoraggia e ti fa i complimenti, ma la motivazione per andare oltre la "fase tapascione" e cercare di raggiungere i tuoi limiti (e superarli) può venire solo dal di dentro. Quale che sia il tuo obiettivo la corsa presto o tardi ripaga, ovviamente se presto o tardi dipende da... tante cose, il principio è che il sudore versato in allenamento non è mai buttato. Ma il fatto di ricercare questa fatica, di spremersi in allenamenti massacranti e di svegliarsi alle 5 del mattino in pieno inverno per correre con -5° presuppone che sotto ci sia una molla veramente forte.
Io interpreto la corsa come una vera e propria droga, o meglio è del tutto assimilabile all'alcool nell'euforia che ti dà, ma senza i postumi depressivi. Chi si alcolizza spesso (non chi beve occasionalmente al party di fine anno) ha qualcosa da dimenticare, allo stesso modo chi corre tanto (non il tapascione della domenica) è fondamentalmente insoddisfatto. Attenzione, non voglio certo dire che i runners siano una massa di frustrati... piuttosto ecco, l'idea che mi son fatto è che abbiamo un vuoto da riempire o una "macchia" da cancellare.
La corsa - come dicevo - è fondamentalmente la tua corsa. Mi fa piacere vedere il parco pieno di runners di tutti i tipi, quando in primavere le temperature iniziano ad alzarsi e la prova costume incombe, ma lo preferisco come stamattina, gelido ma con un tiepido sole dicembrino, frequentato forse da quattro persone a parte me. Ho iniziato a fare il fondo medio solo da tre settimane, finora sempre in compagnia - oggi ero da solo. Non avevo idea di cosa si potesse provare in un allenamento del genere. Parto male, un po' imballato (mi conosco, il pensiero di dover poi render conto a qualcuno mi condiziona - psicologia debole!), mi scoraggio pensando che forse non riuscirò a finirlo, pian piano passano i km e le gambe si sciolgono così come il morale, senza rendermene conto sono già al terzo giro su cinque e mezzo che ne devo fare. I pensieri che popolano i miei lenti sono dei più disparati, spesso e volentieri anche negativi - ma stamattina no, quando capisco che riuscirò a terminare l'allenamento ed anche meglio del previsto senza fare fatica più di tanto questo mi dà fiducia, mi rigenera. Sento di migliorare, di progredire, penso a com'ero quand'ero partito ed a quanta strada ho fatto da allora, penso ad un periodo felice della mia vita, mi sento fiducioso nei miei mezzi e penso a chi ha riposto la sua fiducia in me. All'ultimo giro le gambe iniziano ad indurirsi ma non importa, senza forzare inizio lo stesso una progressione anche se lieve. Torno a casa, quasi altri 4 km che passeranno via come nulla, ripenso all'allenamento appena fatto e sono felice, so già di aver fatto meglio della settimana scorsa ed i numeri lo confermeranno appena tornato a casa.
In questo senso la corsa è palestra di vita. L'idea che mi son fatto è un tuo avversario può avere magari una soglia più bassa della tua, un motore meno performante, ma se la sua psicologia è vincente in gara lo vedrai lontano di miglia. Bisogna lavorare sulla testa, prendere le sensazioni positive in allenamento ed imprimerle nella memoria affinché di lì non escano, fortificare la fiducia in te stesso e nei tuoi mezzi, non porsi limiti troppo bassi che finirebbero solo per "tarpare le ali". Spesso a chi ci chiede "come stai?" rispondiamo "tutto bene" sapendo bene che non è la verità, i periodi felici vanno e vengono ma la felicità, quella vera è un qualcosa di effimero! La si coglie, la si tiene stretta poi vola via come se nulla fosse. E si rientra nel solito trantran della quotidianità, ci si tiene attivi ed impegnati, si pianifica, si organizza. E poi si corre, e lì, solo con i tuoi fantasmi, ritrovi un "surrogato di felicità" - non sempre! Ma quando le sensazioni positive ci sono, è bene slegarle dai numeri, buttarle giù su carta e andare a rileggerle quando, nei momenti di sconforto, siamo tentati di mandare tutto al diavolo. Volontà, testa e cuore si rinforzano, aiutano ad andar bene in gara e sconfiggere il tuo avversario di sempre come a ottenere il posto di  lavoro che desideravi o superare brillantemente un esame universitario che proprio non riuscivi a passare.
Tanti pensieri, probabilmente confusionari e sconnessi, ma sentivo il bisogno di buttare giù due righe, grazie a chi ha letto fino in fondo :)

3 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  2. Letto! Per ognuno di noi la corsa ha una dimensione diversa. Mi fa piacere aver conosciuto la tua, alcuni aspetti li condivido.. Ricordo il Natale dello scorso anno, ero solo e a 1000km da casa. La corsa mi riempi la mattinata, percorsi quasi 20km (un'eternità a quei tempi) e il pomeriggio "tirai avanti" grazie alle endorfine che mi ero regalato

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Lo spirito è quello, anche se la mia constatazione era più generale: non che voglia affermare che la corsa ti salva dalla depressione (magari poi è vero)! E' che tutti abbiamo dei periodi che non sono veramente felici, le classiche giornate passate a ripetere gli stessi identici gesti e rituali in modo quasi meccanico, senza un vero mordente, lì la corsa può diventare un "appiglio", una motivazione forte che rimane sempre lì e ci da' un "surrogato di felicità" come l'ho definito. Di sicuro c'è che la corsa non può rendere veramente felici, bisogna cercare altro nella vita :)

      Elimina